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lunedì 8 novembre 2010

nuovo allestimento

Ciao a tutti, dopo molti mesi di assenza ritorno a scrivere su questo mio piccolo blog.

L'occasione è il riallestimento della mia vasca principale, un collaudatissimo juwel rio 300.
Fino a qualche giorno fa ospitava un affollatissima colonia di mbuna che a causa del sovraffollamento ed alla quasi totale casualità dell'assortimanto mi aveva causato parecchie critiche da parte dei amici e frequentatori di forum. Alla fine mi sono deciso ed approfittando delle agongnate ferie ho messo mano piuttosto pesantemante alla vasca.
I pesci  sono stati ritirati dal mio negoziante di fiducia, il quale ha dimostrato veramente una disponibilità infinita,ma, nonostate questo mi ritrovo ancora la casa colma di acquari grandi e piccoli stracolmi di avannotti; comunque un problema alla volta....
L'arredamento è stato radicalmente rivoluzionato, ho sostituito il ghaietto di fondo con circa 40 kg di sabbia edile molto fine (non vi dico il traffico per lavarla), mentre le rocce le ho acquistate presso un amico che tratta pietre e rocce per giardini ad una cifra veramente irrisoria....
Per ora le uniche piante inserite sono due meravigliose piante madri di microsorum pteropus, ma non appena disponibili voglio inserire un buon numero di vallisnerie.
Ed adesso passiamo agli ospiti...dopo tanti anni passati ad allevare quasi esclusivamente mbuna, ho deciso di fare il grande passo..o quasi, visto che ho inserito in vasca un gruppetti di  5 giovanissimi Placidichromis Phenochilus e 10 labidochromis caeruleus il cui giallo acceso andrà a creare un magnifico contrasto cromatico con il blu elettrico dei Placido (almeno spero). Ad affiancare il tutto ho reclutato anche una squadra di gyrinocheilus che spero mi aiuteranno nel gravoso compito do tenere a bada le alghe!!!

Per quello che riguarda la parte tecnica è rimasta pressochè invariata, riscaldatore 300 w askoll, filtro interno juwel jumbo, esterno pratiko 400, illuminazione due neon 36 w di cui uno fitostimolante per aiutare la cescita delle piante.
Ed ora alcune foto, tenendo in considerazione che la vasca deve essere ancora "rifinita"....Ciao alla prossima


giovani labidochromis

giovani Placidochromis
 

sabato 24 aprile 2010

l'importanza di una vasca di appoggio

Ciao a tutti!! dopo un periodo di "latitanza" dal blog per problemini vari....rieccomi qua!!
Oggi vorrei parlare dell'utilità di avere, spazio e mogli permettendo, una seconda vasca diciamo di "emergenza".
Per chi alleva pesci tropicali in generale, ma sopratutto per noi che ospitiamo ciclidi, è molto utile avere a disposizione una vaschetta dove poter ospitare una nidiata di avannotti oppure una mamma che incuba piuttosto che un esemplare non proprio in perfette condizioni di salute.

Per quello che riguarda avannotti appena rilasciati direi che può andar bene anche una vaschetta di quelle in plastica di circa una ventina di litri dotata di un piccolo filtro interno.  Come unica precauzione, nonstante la moderata potenza di questi filtri, consiglio di schermare le griglie di aspirazione con una calza o con lana di perlon al fine di scongiurare l'aspirazione di qualche piccolo.

Ma gli avannotti si sa crescono, quindi occorre disporre di una vasca più grande che all'occorrenza potrà essere utilizzata anche per altri scopi (quarantena, trasferimento da altri acquari, ecc), quindi io consiglio in media un vasca di 80/100 (stiamo parlando comunque di pesci che necessitano di un loro spazio) attrezzata con un filtro adeguato al litraggio ( in questo caso i pesci sono ormai cresciutelli e non rischiano di essere risucchiati).
Per quello che riguarda l'arredamento non è strettamente necessario ma in caso di vasca di accrescimento, è bene arredare un minimo la vasca con sabbia e rocce in modo da far sentire i nostri piccoli a loro agio e, perchè no, rendere più gradevole la vasca nel suo insieme.
Unica considerazione, visto che la permanenza in queste vasche è comunque temporanea, consiglio di utilizzare pezzi d'arredo che possano essere facilmente rimossi al fine di poter pescare agevolmente i nostri beniamini.

Per quello che riguarda la parte tecnica oltre al filtro di cui abbiamo parlato è necessario un riscaldatore, eventualmente un aeratore in caso di profilassi che ne necessitino l'uso e di un impianto di illuminazione.
In vasche molto piccole (diciamo per piccoli avannotti) ho ottenuto ottimi risultati posizionando la vaschetta in modo che venisse colpita dai raggi del sole in modo da ottenere una buona crescita di alghe verdi molto gradite dai nostri piccoli 'mbuna.

Piccola considerazione...in caso di vaschette allestite al volo per ospitare avannotti o adulti che necessitano un trasferimento tempestivo al fine di ottenere un acqua subito "pronta" consigli di utilizzare quella proveniente dalla nostra vasca principale prelevando anche una piccola parte di materiale filtrante "maturo" sempre proveniente dalla nostra vasca.
Ultimo appunto, tralasciando vaschette da 15/20 litri che possono essere posizionate un pò dappertutto, in caso di acquari veri e propri dai 50 lt in su è bene utilizzare supporti solidi o acquistarne o costruirsene uno appositamente creato al fine di evitare spiacevoli sorprese, infatti anche una vaschetta da 60/80 cm una volta riempita con acqua e sabbia raggiunge sempre il suo bel peso che viste le piccole dimensioni magari viene sottovalutato...spero di essere stato utile, ciao alla prossima!!

domenica 11 aprile 2010

potenziale redox e conduttività

Il potenziale redox non è altro che la capacità delle molecole d'acqua di assorbire ioni delle sostanze in essa disciolte.
Lo ione è un atomo o una molecola carico elettricamente ossia è un atomo, o una molecola che ha perso o guadagnato uno o più elettroni rispetto alla configurazione neutra.
La conduttività elettrica dipende dagli ioni presenti in una soluzione, quindi, in poche parole, quello che vai a misurare è la conduttività elettrica dell'acqua.
La conduttività elettrica ,come abbiamo detto, varia al variare della presenza di ioni, quindi un elevato valore della conduttività elettrica (oltre i 400 mV) sta ad indicare che oltre alle sostanze disciolte in acqua che ne determinano la durezza sono presenti altri ioni inquinanti quindi è consigliabile un cambio parziale di acqua...

Il concetto insomma è molto semplice, la misurazione del potenziale di ossidoriduzione dell'acqua della vasca è una misura indiretta della quantità di sostanza disciolte. Elevati valori del potenziale stanno ad indicare che l'acqua è molto ionizzata quindi è probabile che vi siano sostanze inquinanti dannose per la salute dei pesci...



E’ possibile misurare il potenziale redox dell’acqua di un acquario, cioè il voltaggio esistente fra un elettrodo e un elettrolita contenuto nello strumento di misura, e quindi fra lo strumento di misurazione stesso e l’acqua dell’acquario. Esistono in commercio strumenti elettronici specifici, muniti di due sonde, che consentono non solo la misurazione del potenziale redox ma anche del pH, contemporaneamente.

Gli strumenti di misurazione possono tuttavia necessitare di un lungo periodo di tempo per fornire risultati affidabili ed esatti,per cui valori affidabili sono ottenibili solo mediante misurazioni effettuate in modo continuo per diversi giorni. Il valore del potenziale redox può comunque essere considerato come indicativo dello stato di salute dell’acquario ed é influenzato dai processi batterici , dalla presenza di reazioni fra metalli, dal pH e (nel marino) dall’ eventuale somministrazione di ozono, ma soprattutto dalla concentrazione di ossigeno: una concentrazione ottimale di quest’ultimo è elemento fondamentale per l’ottenimento di un ugualmente ottimale potenziale redox.

Proprio per le numerose variabili da prendere in considerazione, non è quindi possibile dare un certo valore ottimale, tuttavia un acquario in buone condizioni i parametri della tensione redox oscillano fra 300 e 400 mV.

La conduttività dell’acqua è la sua capacità di trasmettere l’elettricità: poiché tale capacità è direttamente proporzionale alla quantità di ioni presenti nell’acqua, essa assume in acquariofilia una notevole importanza, poiché è una misura indiretta della quantità di sostanze discioltevi. Ovviamente tali sostanze sono sia quelle che determinano la durezza dell’acqua sia quelle inquinanti che si accumulano col passare del tempo, ragion per cui valori elevati di conduttività evidenziati dopo un certo periodo e a partire da valori ottimali indicano perlopiù la necessità di un buon cambio parziale dell’acqua. Anche la misurazione della conduttività avviene grazie a particolari strumenti elettronici provvisti di sonde, anche in questo caso in genere tarati su una temperatura standard (in genere 25° C: si ricorda che la temperatura è il fattore che maggiormente influenza la conduttività, in modo direttamente proporzionale). Valori medi di conduttività possono essere considerati quelli compresi fra 300 e 600 mS (microsiemens).

venerdì 9 aprile 2010

pressione osmotica

Quando due soluzioni con lo stesso solvente ma a concentrazioni diverse sono separate da una membrana semipermeabile, le molecole di solvente si spostano dalla soluzione meno concentrata alla soluzione più concentrata in modo da uguagliare la concentrazione delle due soluzioni. La pressione che occorre applicare alla soluzione affinché il passaggio del solvente non avvenga è detta appunto "pressione osmotica". Questo fenomeno fisico apparentemente estraneo all’acquariologia ci permette di capire l’importanza dei parametri chimici a cui invece l’acquariofilo da una estrema importanza, tenendo presente che nel nostro caso le due soluzioni sono; “l’acqua” in cui il pesce vive e l’acqua contenuta sotto diverse forme nelle sue cellule; mentre la membrana è proprio la membrana semipermeabile di cui le cellule sono rivestite. Continuamente leggiamo che alcune famiglie di pesci o piante hanno bisogno di acqua molto tenera con conducibilità bassa; oppure ci chiediamo come dei pesci vivano in acqua quasi “distillata” mentre altri in acqua con conducibilità elevatissima come quella marina. La spiegazione sta proprio nella pressione osmotica. La gran parte dei pesci marini combatte la sua bassa pressione osmotica , rispetto a quella del suo habitat naturale, ingerendo continuamente acqua marina che serve per reintegrare le molecole di acqua che vengono continuamente eliminate dalle membrane cellulari. Nel caso dei pesci di acqua dolce assistiamo al fenomeno inverso, la concentrazione salina all’interno delle loro cellule è superiore rispetto alla concentrazione salina dell’acqua circostante: quindi le membrane delle cellule dei pesci d’acqua dolce sono continuamente sottoposte alla pressione osmotica di molecole di acqua che tendono ad abbassare la concentrazione salina all’interno delle cellule. Quindi il metabolismo di un pesce d’acqua dolce funziona in modo da eliminare una grande quantità di acqua attraverso l’urina povera di sali ed inoltre uno spesso muco sulla pelle riduce la possibilità dell’acqua di entrare nelle cellule. Questi processi metabolici sviluppatisi in centinaia di anni non possono certo scomparire anche dopo molte generazioni riprodotte in cattività lontano dai biotopi naturali, ed anche se a volte un pesce adulto riesce ad adattarsi in qualche maniera a condizioni chimiche diverse da quelle del suo biotopo, durante la riproduzione le uova necessitano sempre di una pressione osmotica corrispondente all’habitat di origine. L’acquariofilo non può certo fare una misura diretta della pressione osmotica, ma essendo essa condizionata dalla presenza delle sostanze disciolte nell’acqua, dal ph e dalla temperatura basterà impostare questi parametri in riferimento a quelli del biotopo da riprodurre per ottenere la giusta pressione osmotica. Quindi, prescindendo dai parametri che indicano il livello di inquinamento dell’acqua, sia esso legato alla decomposizione di sostanze organiche sia esso legato alla presenza di sostanze disciolte nell’acqua utilizzata in acquario , il concetto di pressione osmotica ci aiuta a capire l’importanza dei valori di conducibilità ph e temperatura all’interno delle vasche. In relazione a questo possiamo capire come, a volte, un pesce inserito all’interno di un habitat diverso dal suo biotopo faccia un continuo sforzo di adattamento per riuscire a “sopravvivere".

Sali minerali utili alla pressione osmotica

Sodio: Regola la pressione osmotica, il pH e la distribuzione dei liquidi nell'organismo (fuori delle cellule) e la permeabilità delle membrane. Importante nella contrazione muscolare e nella trasmissione dell'impulso nervoso.
 
Potassio: Regola il contenuto di acqua delle cellule e la pressione osmotica. In equilibrio con il calcio e il magnesio, contribuisce alla regolarità delle principali funzioni cellulari, la ritenzione di liquidi, il pH (dentro le cellule) e l'eccitabilità neuromuscolare.

Cloro: Funzioni strettamente legate a quelle del sodio (regola la pressione osmotica, il pH e la distribuzione dei liquidi).

Calcio: Regola la permeabilità cellulare e l'attività di numerosi enzimi.

sabato 3 aprile 2010

introduciamo nuovi ospiti in vasca

ciao a tutti!! oggi vorrei parlare dei problemi a cui siamo destinati ogni volta che decidiamo di inserire un nuovo ospite nella nostra vasca mbuna.
Introdurre nuovi esemplari in una vasca già avviata è un operazione delicata e rischiosa. Infatti in una vasca già avviata i territori sono già distribuiti e divisi tra i vari esemplari dominanti e quindi l'introduzione di nuovi esemplari si creeranno lotte che vedranno i nuovi arrivati contendere spazio ai vecchi inquilini che ovviamente non sono disposti a cederlo.
Questa operazione sarà, dunque, con grande probabilità, un insuccesso a meno che non andremo ad introdurre una specie molto diversa da quelle già presenti in vasca, che quindi non rappresenta un minaccia; un Labidochromis, per carattere  poco incline a rovesciare le gerarchie, sarà poco molestato da degli pseudotropheus già presenti in vasca sopratutto se questa sara di 300 o più litri.
L'introduzione di specie più aggressive è sempre un impresa molto rischiosa  perche in genere gli esemplari già presenti in vasca sono più combattivi rispetto algi "intrusi" arrivando a scontri molto cruenti facilmente terminanti con la morte dei nuovi ospiti.
E' in questi casi che la perizia dell'acquariofilo interviene ed un ciclidofilo esperto  deve conoscere le razioni dei propri pesci, studiare gli abbinamenti più giusti e saper intervenire in situazioni di "emergenza".
Una buona soluzione è quella di rifare completamente  l'arredamento della vasca in modo che ogni inquilino, ritrovandosi in un ambiente totlalmente diverso da prima, dovrà darsi da fare per costruirsi un nuovo territorio ed i nuovi arrivati  rimarranno perfettamente integrati.
Ovviamente la presenza di arredi fissi rendono questa pratica più difficoltosa soprattutto considerando che gli mbuna sono molto prolifici e che queste operazioni si renderanno necessarie molto sovente.
Un altra soluzione consiste nell'introdurre dei sogetti giovani che non saranno considerati concorrenti e che a parte qualche inevitabile scaramuccia iniziale riescono ad integrarsi con il gruppo.

Come possiamo vedere anche in questo casoè sempre bene documentarsi bene su quello che stiamo facendo e sulle specie che stiamo allevando perchè ancor una volta bisogna rendersi conto delle proprie azioni!!! Ciao a presto

lunedì 29 marzo 2010

...Piante parte seconda

Rieccomi a continuare il discorso  iniziato qualche giorno fa riguardante piante e ciclidi mbuna...Appurato il fatto che la convivenza non è delle più indolori vorrei esporre come sono riuscito a far convivere piante ed mbuna.
Innanzi tutto se stiamo allestendo un acquario nuovo è bene lasciarlo maturare con solo le piante per circa 2/3 settimane dando loro modo di radicarsi e cominciare a crescere ed propagarsi. Solo quando le piante dimostrano di essere rigogliose e floride possiamo pensare di inserire i nostri pesci.
In questa vasca (120x50x60) avevo inserito soltanto vallisnerie nella parte posteriore, ma nell'arco di un paio di meso avevano ricoperto la vasca in modo  propagandosi tramite piante avventizie, in modo del tutto casuale donando all'insieme un aspetto molto naturale.

Ma non sempre è possibile inserire le piante prima dei pesci quindi bisogna escogitare dei sistemi per far si che le operazioni di scavo dei nostri amici non vanifichino i nostri sforzi. I sistemi che ho utilizzato sono sostanzialmete due.
Il primo è quello di proteggere le radici delle piante con delle rocce disposte alla loro base mentre il secondo è quello di metterle  a dimora all'interno di piccoli vasi opportunamente forati per permettere la circolazione dell'acqua. Questo sistema ci permettere di inserire le piante ovunque nell'acquario magari anche tra le rocce dove non potremmo piantarle preoccupandoci solo di occultare il vaso con altre rocce. Questo sistema ci permette, inoltre di poter fertilizzare  il fondo presente nel vaso a tutto vantaggio dell'apparato radicale delle piante.

Un altro problema che si pone in questo tipo di allestimento è quello dell'illuminazione in quanto uno spettro luminoso adeguato alla crescita delle piante va a scontrarsi con le esigenze di luce dei nostri beniamini.

Attraverso molti tentativi ho raggiunto buoni risultati abbinando lampade a 18000 K (aqua glo) a lampade a 6700 K (life glo) nel rapporto 1 a 1.
In questo modo sono riuscito ad ottenere uno spettro luminoso che non alterasse i colori dei pesci ma che al contempo permettesse una crescita rigolgliosa delle piante.
Per una maggiore resa cromatica dei pesci sul blu per un certo periodo ho abbinato alle lampade anche un neon a luce blu tipo attinico ma di wattaggio inferiore agli altri due. La resa cromatica dei blu era stupefacente ma alla lunga questo tipo di luce mi ha sempre causato una crescita di alghe rosso brune molto antiestetiche..mentre un potenziamento con un ulteriore life glo ha spesso causato un aumento di alghe verdi molto più gradevoli esteticamente oltre che più appetibili per i nostri mbuna.
Per ora è tutto...alla prossima..Ciao!!

sabato 27 marzo 2010

..a proposito di piante

Essendo acquariofilo di vecchia data sono stato stregato dal mondo dei ciclidi solo in tempi relativamente recenti da circa 10/12 anni. gli anni precedenti li ho spesi allevando le specie più disparate ma i miei acquari avevano tutti un minimo comun denominatore....erano tutti ricchi di piante sia che si trattasse di allevare anabantidi o discus (si vabbeh anche loro sono ciclidi!!!) le mie vasche erano sempre ricche di vegetazione.
Quindi approdato nelle acque del Malawi mi sono ritrovato in un mondo totamente diverso, coloratissimo e vivace....ma privo di piante (superiori) o quasi, quindi???

Informatomi tramite la lettura di letteratura specializzata e resomi conto della effettiva incompatibilità tra mbuna e piante mi si parava davanti un dilemma...attenermi strettamente a quello consigliato quasi ovunque..cioè dire addio alle mie adorate piante oppure forzare un pochino le cose ed inserire qualche esemplare sperando che non diventasse un pranzetto per i miei amici pinnuti!!!

Il problema è abbstanza diversificato in quando sia le caratteristiche dei pesci che quelle dell'acqua e dell'illuminazione per un acquario malawi sono quasi incompatibili con la maggior parte delle piante un commercio.

Dopo alcuni tentativi ho ottenuto buoni risultati coltivando un ristretto numero di specie che sono risultate discretamente compatibili.

Il fatto è che quelle più indicate sono le piante con foglie coriacee come anubias e microsorum.. il problema con queste specie è che sono a crescita lentissima e quindi in tempi relativamente brevi sono destinate a ricoprirsi inevitabilmente di alghe a causa dei valori dell'acqua e dell'illuminazione non proprio da acquario olandese che i nostri beniamini amano.

Ho riscontrato un buon successo inserendo in vasca Vallisneria Gigantea e Crinum thaianum due specie a crescita discretamente veloce e molto robuste che hanno dimostrato di resistere agli attacchi dei ciclidi in modo più che dignitoso.

Inoltre la presenza di un boschetto di queste piante mi fa illudere di non aver forzato troppo le cose in quanto danno un aspetto molto naturale alla composizione se accostate ad in un allestimento roccioso.

Ma la mia testardaggine nel voler inserire le piante non è sono dovuta ad un fattore estetico. Le piante offrono rifugio agli avannotti  ed essendo a foglia allungata creano barriere visive tra i vari maschi dominanti formando dei territori ben divisi, ma sopratutto la presenza di queste piante aiuta non poco nello smaltimento delle sostanze azotate, in primis nitrati, coadiuvando il filtro in questo gravoso compito. Inoltre essendo a crescita veloce la formazione di alghe sulle foglie risulta molto limitata se non addirittura assente in quanto lo sviluppo rigoglioso delle piante tende ad ostacolare la crescita delle alghe entrando in competizione con queste ultime. Infatti dobbiamo ricordarci che sia le alghe che le piante si nutrono delle stesse cose quindi....se le piante si svilupppano sottraggono nutrienti alle alghe..ed è vero anche il contrario,cioè con piante sofferenti avremo inevitabilmente un avanzare delle alghe in acquario.
nel prossimo post parlerò di quali accorgimenti ho fatto uso per far convivere mbuna e piante....alla prossima, Ciao!!!

martedì 23 marzo 2010

L'importanza delle correnti

 Il movimento dell'acqua nel nostro acquario penso che sia uno degli aspetti più trascurati,sebbene importantissimo.Il movimento dell'acqua ha  una moltitudine di funzioni.

Prima di tutto previene la formazione di zone con differenti temperature nella nostra vasca. Infatti l'acqua calda tende a salire in superfice mentre quella fredda tende a ristagnare più in basso. Con una corretta gestione delle correnti in vasca saremo sicuri di avere una temperatura omogenea in tutta la vasca.
In secondo luogo il movimento dell'acqua fornisce una corrente in cui nuotare ad i nostri pesci a tutto vantaggio della loro mobilità e "forma fisica".
La terza ragione per cui è bene ottenere un movimento dell'acqua è che previene la formazione di quella patina sul pelo dell'acqua causata da proteine in eccesso, patina che oltre ad essere antiestetica non consente il corretto scambio gassoso tra l'acqua e l'aria soprastante.
Avere un acqua in costante movimento accresce la superfice  a contatto con l'aria, infatti lo strato suprficiale in continuo movimento incremente drasticamente la superfice di acqua a contatto con l'aria aumentando così il ritmo con cui l'acqua si arricchisce di ossigeno ed al contempo si libera di anidride carbonica.
Tutto questo porta ossigeno ai batteri nitrificanti del nostro filtro migliorandone l'efficacia nell'eliminare le sostanze azotate.
Se in vasche di dimensioni non elevate sarà sufficente il movimento causato dall'acqua in uscita dal filtro, per realizzazioni più importanti è invece fondamentale provvedere ad un corretto movimento dell'acqua tramite pompe appositamente concepite e diposte in modo da non interferire con il flusso creato dal filtro, ma anzi aiutandolo facendo si che la loro azione eviti il formarsi di zone morte  dove potrebbero accumularsi detriti.
Tutto questo vale sopratutti per i nostri ciclidi dei grandi laghi dove le enormi dimensioni causano correnti più simili a quelle riscontrate negli oceani che non a quelle che si verificano in laghi e fiumi sebbene grandi.
Tutto questo in linea di massima ovviamente perchè ogni tipo di acquario ha le sue esigenze  e caratteristiche da rispettare...partendo da due estremi possiamo trovare da un parte , per esempio, l'acquario per anabantidi che avrà bisogno di una movimento pressocchè impercettibile dell'acqua a causa della natura degli ospiti mentre dalla parte opposta potremo avere un acquario che riproduce il veloce scorrere di un ruscello dove la corrente ed il rimescolamento delle acque sarà vorticoso e veloce... Spero di essre stato utile...Ciao!!

domenica 21 marzo 2010

A proposito di combattimenti

Come tutti noi sappiamo i ciclidi agggrssivi possono combattere con noncuranza, quando sono in un acquario dove i pesci subordinati non possono scappare e sono perseguitati dal dominante. Ossevando questo comportamento saremmo portati a pensare che  i pesci siano territoriali nel vero senso della parola. Tuttavia, la selezione naturale lavora in modo efficace per limitare i combattimenti solo a quei  casi in cui i benefici in media superino i costi,perchè le lotte sono dispendiose. Il prezzo più ovvio da pagare sono, ad esempio, le ferite che a volte porebbero causare anche la morte. Il pesce seppur vincitore potrebbe riportare danni così gravi da non poter più mangiare o sfuggire ad un predatore o difendere il proprio territorio. Anche quando non ci sono ferite evidenti il combattimento brucia energie, oltre ad occupare tempo che potrebbe essere impiegato in modo più proficuo, per esempio mangiando o pr cercare un partner, inoltre la lotta è un impresa intensa che richiede molta attenzione i combattenti non si accorgerebbero di eventuali predatori.
Un animale deve quindi limitardi ad una fase rituale di parata di minaccia, evitando combattimanti pericolosi e riducendo così i rischi di predazione. In senso evoluzionistico l'animale deve calcolare quando sia conveniente lottare, quanto intensamente e quando desistere.

E qui torniamo ai nostri acquari. Tutto quanto detto in precedenza vale per gli animali ossevati in natura, ma nelle nostre vasche, dove lo spazio non è mai abbastanza non è raro assistere a lotte furibonde tra maschi e, se non vi sono abbstanza nascondigli, assisere anche alla morte dei nostri beniamini.

Quindi occorre valutare con molta attenzione quali e quante specie inserire nel nostro acquario  sopratutto in relazione alle sue dimensioni.

Soltanto rispettando le esigenze dei nostri ciclidi (ma in linea di massima vale per qualsiasi tipo di pesce) saremo sicuri di avere una vasca equilibrata dove possano esibire comportamenti il più vicino possibile a quelli in natura.

giovedì 18 marzo 2010

Ermafroditismo??

Tra le peculiarità che distinguono Metriaclima Lombardoi  dalle altre specie del lago Malawi, vi è il fatto che i maschi mostrino una livrea gialla, mentre le femmine ne presentano una con fondo blu e barre verticali nere. Tale fenomeno  è detto della colorazione inversa. Tuttavia le sorprese che ci riserva questa specie non si fermano qui, infatti in natura sono stati ossevati esemplari  in livrea adulta maschile mentre  incubavano in bocca delle uova, episodio che ha sollevato molte controversie ed inerpretazioni. Alcuni studiosi hanno supposto che questa specie potesse essere ermafrodita, cioè che durante lo sviluppo attraversasse sia  la condizione maschile che quella femminile, fenomeno peraltro frequente fra i pesci.
Tuttavia,  uno studio approfondito sul problema del 1990 ha portato interessanti ossevazioni. Si è osservato  in acquario come le femmine di Lombardoi  siano in grado di costruire un nido, delimitarlo e difenderlo  proprio come fanno i maschi.Inoltre in un caso è successo che, rimuovendo tutti i maschi da una vasca una femmina, già dominante sulle altre, ha acquisito in circa due mesi i caratteri secondari propri di un maschio compresa  la colorazione. tutto cio' senza modificare la sua condizione sessuale.
L'ipotesi più probabile è che questa sia una specie con femmine dimorfiche, anche se non è da escludere che i maschi adottino l'incubazione orale.
Tutto questo ci testimonia, ancora una volta, la complessità e la bellezza della natura, incentivandoci ad osservare cosa succede nei nostri acquari con attenzione e sempre rinnovato entusiasmo.

martedì 16 marzo 2010

ibridi...parte seconda

Rieccoci a parlare ancora di ibridi.
Partendo dal presupposto che il nostro acquario, per grande che sia, rimane una situazione "innaturale" per i pesci ospitati si capisce molto facilmente come la convivenza a stretto contatto nelle nostre vasche porti facilmente ad ibridazioni tra specie diverse, che in natura non avrebbero quasi mai ragione di esistere in quanto nel proprio habitat avrebbero più facilmente la possibilità di incontrare un partner della propria specie piuttosto che uno di una specie diversa.
Nonostante questo anche in natura esistono degli ibridi sia in acque dolci che in mare. Un esempio su tutti è il lago Malawi dove si trovano più frquentemente che altrove, a causa della grande prossimità genetica delle specie, ibridi "naturali". Quindi questo succede anche in natura ed alcune volte è capitato di descrivere alcune specie per errore partendo semplicemente da ibridi.

Molti acquariofili si levano contro questo tipo di pesci, altri non se ne curano e li trovano addirittura più belli. Certi pensano che sia il modo per evitare il prelievo in natura.
Inteso che non è mia intenzione di dettare a nessuno cosa tenere nei propri acquari, vorrei solo aprire una discussione, spegare il mio punto di vista del tutto personale, senza criminalizzare od insultare i possessori di questo tipo di pesci come, invece, ho potuto leggere qualche volta.

Se intenerirsi davanti ad una nidiata di piccoli venuti alla luce nel nostro acquario è secondo me una cosa comunque interessante e del tutto legittima, il voler creare incroci a scopo di lucro o "per vedere cosa viene fuori" lo è sicuramente molto meno.
Gli allevatori seri queste cose le sanno molto bene, purtroppo però, anche nel nostro hobby ci sono i furbetti che con la scusa di proporci qualche specie nuova non ancora registrata ci rifilano a caro prezzo degli incroci che oltre a danneggiare le nostre tasche danneggiano anche il nostro passatempo preferito.
Il problema è anche l'opposto e cioè che se esistono ibridi in commercio vuol dire che ce n'è anche richiesta. Si pensi ai red parrot, ibridi ormai popolarissimi nei negozi di acquari e molto richiesti od alle mille varietà di discus che ormai non hanno quasi più niente in comune con le varietà selvatiche e che vengono venduti a prezzi pazzeschi!
Quindi il mio consiglio è di rivolgersi sempre a rivenditori seri e di fiducia,  di ducumentarsi sempre prima dell'acquisto e di scegliere... secondo  natura.

Se quello che ci muove nel mondo dell'acquariofilia è la passione per la natura ed il suo rispetto allora viene da se che nelle nostre scelte dovremmo privilegiare specie sicure e naturali, tracurando invece l'idea di voler trasformare il nostro acquario un un laboratorio di genetica.

Quindi in conclusione, tenendo in considerazione che per alcuni "acquariofili" l'incrocio impossibile è un risultato da vantare, tutti gli atri dovrebbero ricordare che :

Gli ibridi possono essere scongiurati evitando di tenere insieme specie simili e senza partner per l'accoppiamento

lasciare stare forme selezionate divergenti da quelle naturali

Manteniamo i pesci nelle condizioni più naturali possibile

Documentiamoci sulle specie che vogliamo acquistare e sulla reputazione di chi ce le fornisce.

Per concludere vorrei sottolineare, ancora, la grande bellezza delle forme naturali, sempre più belle di quelle create dall'uomo...e non vale solo per i pesci...penso ad esempio..che tra  tutti i cani il migliore resterà sempre il lupo!!!!
Ciao!!!!!!!!

sabato 13 marzo 2010

IL PERCHE' DEGLI IBRIDI

Nella nostra carriera di acquariofili ci saremo sicuramente tutti imbattuti in incroci di vario genere, sia all'nterno delle nostre vasche, frutto di riproduzioni casuali, sia purtroppo da qualche rivenditore che cercava di spacciarli come qualche nuova specie ancora da catalogare!!
Ma rimanendo nell'ambito dei ciclidi dei grandi laghi della Rift valley per quale motivo specie evidentemente diverse riescono a riprodursi??
La risposta a questa domanda è da cercare nella relativamente giovane età delle specie dei ciclidi che li popolano. La formazione della Rift Valley  ha avuto origine circa 35 milioni di anni fa con la separazione delle placche africana e araba ed i laghi  si sono venuti a creare circa 15-12 miilioni di anni fa.
Questi numeri sembrano enormi, però basta considerare che la maggior parte dei mammiferi moderni si è evoluta circa tra i 65 ed i 10 milioni di anni, per rendersi conto di quanto "giovani" siano i ciclidi che popolano questi laghi.

Quando due specie sono molto giovani hanno accumulato solo poche differenze a livello genetico, i                 cromosomi sono cioè ancora abbastanza simili e nello stesso numero nelle cellule degli esemplari delle due specie, da qui la possibilità fisiologica di incrociarsi.
L'impossibilità di riprodursi tra specie diverse non è da intendersi come una barriera che madre natura impone per evitare incroci, bensì un accumulo  di piccole,insignificanti diferenze nel corredo genetico di due popolazioni che vivono vicine. Ad un certo punto il numero di queste piccole ed "insignificanti" differenze sarà tale che le uova prodotte da una femmina di una popolazione (A) non saranno più compatibili con con il seme di un maschio della popolazione B e da questo momento i due gruppi avranno dato origine a due specie differenti.
Data l'estrema giovinezza dei ciclidi dei grandi laghi gli studiosi hanno sviluppato la tendenza di considerare specie diverse anche le varietà di colore. Fino ad alcuni anni fa si pensava esistessero per fare un esempio del lago Tanganica, solo Tropheus duboisi e T. moori, adesso si identificano almeno 6 specie diverse e si è consapevoli di questa enorme varietà. Il grande motivo di interesse nei confronti dei grandi laghi della Rft Valley è che moltissime specie sono ancora in corso di differenziazione, sono cioè così giovani da non aver ancora finito di fissare i propri caratteri, di non averne ancora avuto il tempo!

Da tutto questo si capisce come sia facile per specie apparentemente diverse, costrette a vivere in uno spazio esiguo come quello di un acquario, incorrere in incroci spontanei.

Del "valore" e di come molti appassionati si pongono nei confronti di questi ibridi...sarà l'argomento di una delle prossime chiaccherate..Ciao!!

mercoledì 10 marzo 2010

informarsi...informarsi..e informarsi!!!

scusate il titolo un pò cosi...però da buon "maniaco" prima di effettuare qualsiasi cambiamento od inserimento in vasca io ho sempre speso parecchio tempo su libri e riviste per rendermi conto di quello che stavo per fare.

Infatti se per creare un ambiente sano e ben equilibrato ci vuole un po di tempo e pazienza per fare disastri ci si mette un attimo!!!
prendiamo ad esempio l'inserimento di un nuovo pesce in acquario..a parte l'accertarsi visivamente, prima di comprarlo che risulti in buona salute, bisognerebbe secondo me  si affidarsi ai consigli del proprio negoziante di fiducia, ma anche documentarsi in "proprio" perchè (a causa anche della diffusione di negozi di acquariofilia nella grande distribuzione nei quali spesso vi sono commessi che non distinguono un betta da ...un astronotus) portarsi a casa un tranquillo ed innocuo pesciolino che...nella'arco di una notte o ci sradica tutte le piante o ci massacra gli altri abitanti della vasca non è un evento così raro!!! ed è altrettanto importante verificare le esigenze dei valori dell'acqua di ciò che si vuole inserire in vasca perchè purtroppo inserire un pesce in un acquario che non rispetta le sue esigenze, a parte nei casi estremi morirebbe nell'arco di poco tempo, ma alla lunga vivendo in un acqua non ottimale lo porterebbe ad indebolirsi e prestare il fianco alle malattie più disparate...portandolo ad infettare anche gli altri ospiti!!!!

lo stesso discorso si può applicare un pò a tutto quello che riguarda il nostro acquario dalla scelta dei materiali di arredamento alla scelta delle piante...tornando al discorso di partenza...bisogna essere consapevoli di quello che si sta facendo...spendere un pò del nostro tempo per documentarsi un minimo ci farà risparmiare in seguito parecchio denaro ed arrabbiature...senza contare la soddisfazione di capire appieno cosa succede nel nostro piccolo mondo acquatico!!! Ciao!!

sabato 6 marzo 2010

A proposito di carbone attivo

Questa volta vorrei parlare dell'utilizzo del carbone attivo come materiale filtrante..ho deciso di affrontare questo argomento con la speranza di poter fare luce sul corretto utilizzo di questo materiale e per rispondere ad alcune domande frequenti.

Innanzi tutto un cenno veloce su cosa sia oggettivamente il carbone attivo. Molto sintetizzando, il carbone attivo si origina da materiali di origine vegetale o minerale sottoposti a diversi trattamenti al termine dei quali si forma all'interno del carbone un numero elevatissimo di pori  che svolgono un ruolo fondamentale dei processi di assorbimento.
Una volta terminata la lavorazione il carbone diventa in grado di assorbire un infinità di sostanze differenti e di liberare l'acqua del nostro acquario dalla tossicità delle stesse.

Occorre ricordare che l'adsorbimento non è selettivo,e qundi la sua azione fa si che vi siano, tra le sostanze adsorbite, anche sostanze utili oltre a quelle dannose.

"Quando si parla di adsorbimento si intende una procedura che permette di legare le sostanze inquinanti in maniera anche chimica all'interno del materiale stesso,,

Allora quando va utilizzato il carbone nel nostro acquario?
Il carbone va inserito nel filtro quando la concentrazione delle sostanze inquinanti hanno raggiunto un valore critico;quindi in maniera OCCASIONALE e non continuativa.
In generale il suo utilizzo è consigliato dopo un trattamento con medicinali, od al massimo utilizzarlo saltuariamente quando l'acqua assume un colore giallastro per riportarla al giusto grado di trasparenza.

Molto importante è ricordarsi di rimuovere il carbone dal filtro al massimo dopo  una settimana se utilizzato per eliminare sostanze chimiche importanti (medicinali), o dopo dieci  giorni massimo in caso di trattamenti più leggeri.

Tempi più lunghi, oltre che privare pesci e piante di alcuni elementi nutritivi (es. fertilizzanti), poù diventare dannoso in quanto il carbone una volta esaurita la sua capacità adsorbente, tende a rilasciare in vasca le sostanze trattenute.

Spero di essere stato esauriente...a presto!!

mercoledì 3 marzo 2010

l'importanza dei cambi parziali

Rieccoci qua...questa volta ho intenzione di parlare dell'importanza che rivestono i cambi parziali dell'acqua, sia di una corretta pulizia e manutenzione del filtro.

l'acquario, essendo un ecosistema chiuso, nonostante la presenza di filtro e piante, ha bisogno del nostro intervento esterno per ridurre l'accumulo di sostanze azotate di rifiuto. la norma consiglia di effettuare cambi parziali in ordine di un 20/25% ogni 15 giorni con acqua trattata preventivamente per avere le stesse caratteristiche chimiche di quella presente in vasca, ma talvolta è necessario variare questi parametri.

In casi limite, infatti, come potrebbe essere un acquario con ciclidi del lago malawi, in cui la vasca sia leggermente sovrappopolata e le piante siano quasi o del tutto assenti, gli interventi devono essere più incisivi in quanto l'accumulo di sostanze azotate avviene in grande quantità ed in tempi minori. Oltretutto la quasi l'assenza di piante accentua questo processo e non bisogna dimenticarsi che con ph superiore a 7 (ed in questo tipo di acquario lo è sempre) il pericolo di formazione di ammoniaca è sempre presente. Io personalmente effettuo cambi settimanali di circa un 25% con acqua trattata con biocondizionatore e sali tampone espressamente studiati per ciclidi del malawi ed in tutti questi anni non ho mai riscontrato grossi problemi anche con vasche densamente popolate.

Per contro, in casi opposti al mio, si potrebbero alleggerire gli interventi di manutenzione nel caso in cui avessimo una vasca con vegetazione rigogliosa ed un esiguo numero di pesci in quanto le piante ci darebbero una grossa mano ad eliminare le sostanze di rifiuto.

E' molto importante, quindi, sapere che anche se visivamente l'acqua ci sembra sempre pulita, inevitabilmente si carica invece di materiali di rifiuto, e che quindi una corretta gestione dei cambi parziali e della pulizia dei filtri è fondamentale per l'equilibrio del nostro piccolo ecostistema...non a caso infatti, è proprio dopo aver effettuato le operazioni di manutenzione che ci accorgiamo di nuove deposizioni di uova o di in rinnovato vigore nella crescita delle piante!!

Ciao

domenica 28 febbraio 2010

Ciclo dell'azoto



Rieccoci qua...e come promesso quasta volta parlerò del ciclo dell'azoto in acquario.

Tutti quanti quando abbiamo iniziato con il nostro hobby abbiamo ricevuto mille raccomandazioni sul fatto di aspettare una o due settimane prima di introdurre i nostri beniamini in vasca perchè il filtro e l'acqua devono avere il tempo di "maturare" e qundi pazientemente abbiamo aspettato la data fatidica prima di comprare i primi pesci...ma molte volte le cose non sono andate proprio come avremmo voluto! Questo può accadere se non ci viene spiegato cosa succede in questo lasso di tempo prima che inseriamo i pesci; purtroppo molti negozianti si limitano a far misurare i valori dell'acqua solo dopo una o due settimane dall'avvio della vasca e se in quella data i valori (nitriti sopratutto) sono buoni si potranno inserire i primi pesci. Questo perchè danno per scontato che in tale periodo il ciclo dell'azoto abbia compiuto il suo corso nel frattempo ma,come vederemo non sempre è così. Riassumendo molto il ciclo dell'azoto può essere definito come il processo di decomposizione delle sostanze organiche contenenti azoto (feci,scarti di mangime foglie morte delle piante..) ad opera di deteminati batteri semplificato nello schema seguente :

SOSTANZE ORGANICHE - AMMONIO/AMMONIACA - NITRITI -NITRATI

Il primo passo della trasformazione porta all'ammoniaca, tossica oppure all'ammonio, meno pericoloso. Il valore del ph "decide" quale delle due sostanze viene prodotta: con ph inferiore a 7 abbiamo ammonio, mentre con ph superiore a 7 abbiamo ammoniaca.
Quiesta è una cosa molto importante da tenere in considerazione perchè se la presenza di ammonio in acqua non influisce in modo determinante sulla salute dei pesci, l'ammoniaca anche in percentuali molto basse può risultare letale.

il secondo passaggio è quello della trasformazione in nitriti da parte di batteri(NITROSOMONAS) che ossidano, con l'aiuto dell'ossogeno, ammoniaca o ammonio. Anche i nitriti sono molto pericolosi per la vita in acquario (già concentrazioni di 1 mg/l sono dannose per la maggior parte dei pesci).

Il terzo ed ultimo passaggio dell'ossidazione riguarda la trasformazione dei nitriti in nitrati grazie all'opera di un altro gruppo di batteri (NITROBACTER). I nitrati sono molto meno pericolosi per i pesci e sopratutto vengono utilizzati dalle piante come alimento per la loro crescita, inoltre il loro valore può essere ridotto tramite regolari cambi parziali.

Tutta questa lunga premessa per arrivare al fatto che quando si allestisce un acquario, i batteri nitrificanti non sono ancora presenti, se non in minima parte, da cui il fatto che bisogna aspettare alcune settimane prima che la colonizzazione da parte dei batteri sia completata e che il filtro abbia così raggiunto un adeguata capacità di smaltire e trasformare le sostanze organiche.

Il problema però, è che non esiste un tempo standard entro il quale questo accade e che quindi è necessario misurare in questo lasso di tempo i seguenti valori: Ammoniaca/Ammonio e nitriti.

Infatti da quanto detto fino ad ora inizialmente dobbiamo avere un sensibile aumento di Ammoniaca al quale dovrà per forza di cose succedere un aumento dei nitriti dopo questa fase i nitriti scompariranno e lasceranni posto a i nitrati; solo dopo questa evoluzione delle cose potremo essere sicuri di avere una vasca pronta ad accogliere i primi pesci senza problemi.

Se non si effettuano questi controlli, ma come molto spesso accade misuriamo solo i nitriti dopo 15 giorni dall'avvio dell'acquario,non potremo mai essere sicuri se i nitriti sono stati eliminati durante il processo oppure non si sono ancora formati in quanto il processo non si è avviato od è in via di evoluzione.

Infatti dobbiamo ricordarci che il ciclo dell'azoto ha bisogno di molto ossigeno libero in acqua, senza il quale il processo rallenta o si ferma addirittura ad un livello intermedio.Questo significa che la trasformazione delle sostanze proteiche si blocca producendo ammoniaca e nitriti con le conseguenze che ci possiamo immaginare!!

Per ora è tutto, spero di essere stato esauriente e di aiuto...Ciao

sabato 27 febbraio 2010

la consapevolezza delle nostre azioni



Oggi vorrei parlare della consapevolezza di quello che stiamo facendo. Mi spiego meglio: tutti noi conosciamo l'importanza, per esempio, di effettuare i cambi parziali in modo regolare e che è molto importante effetture la pulizia dei filtri ad intervalli regolari solo per citare due operazioni a noi acquariofili molto comuni.
Ma i veri motivi e le eventuali conseguenze di una cosa fatta o meno, la maggior parte degli acquariofili li ignorano. E questo è il motivo di molti fallimenti che ho osservato durante i miei anni trascorsi da acquariofilo. Cerco di spiegarmi meglio: visto che l'acquario non è un qualcosa di statico bensì un microcosmo di esseri viventi, niente deve essere dato per scontato oppure applicato in maniera empirica, perchè purtroppo, ma è anche questo il bello, non c'è niente di automatico e di assoluto. Prendiamo per esempio la crescita delle famigerate alghe; tralasciando casi limite, prendendo 10 acquari allestiti nello stesso modo popolati in modo identico e con la medesima tecnica alle spalle, ci accorgeremo che nessuno dei 10 si sviluppa in modo uguale agli altri nonostante siano tutti apparentemente identici e quindi avremo, tornando al discorso alghe, alcune vasche che ne saranno prive ed altre che invece ne presenteranno tracce.
Ogni vasca quindi è un “caso clinico” unico e va affrontato di conseguenza.
Oggi la situazione è molto migliorata rispetto ad alcuni decenni fa, i pesci sono di norma molto più robusti e si adattano molto più facilmente alle diverse condizioni ambientali (si pensi ai Discus oggi possono essere allevati in acque quasi neutre mentre anni fa era inpensabile inserirli in una vasca con ph superiore a 6-6,2 e durezze bassissime), la tecnica ha fatto passi da gigante ed esiste una moltitudine di prodotti chimici in grado di semplificarci la vita che una volta o non esistevano od erano alla portata di pochi eletti.
Grazie a tutto questo oggi è molto più difficile commettere passi falsi però qualsiasi operazione effettuata con leggerezza o trascuratezza può causare danni ingenti ai nostri beniamini. E' per questo che che ogni volta che mi imbatto in qualcuno che vorrebbe avvicinarsi all' acquariofilia con lo stesso spirito con cui collezionerebbe cartoline cerco in tutti i modi di farlo desistere e di metterlo di fronte alla responsabilità che una vasca piccola o grande comporta.

Proprio per le motivazioni citate ho deciso di scrivere a partire da questo una serie di articoli atti a ribadire alcuni concetti, che se già conosciuti da molti, potrebbero essere di aiuto a chi si avvicina a questo stupendo hobby, a risentirci a presto (ps parleremo dell'importanza del ciclo dell'azoto!!), a presto

venerdì 26 febbraio 2010

Ciao a tutti


Ciao a tutti!!! mi chiamo Alessandro, ho 39 anni e dall'età di circa 12 sono appassionato di acquariofilia. Attraverso tutti questi anni molta acqua è passata nelle mie vasche ma da circa una decina di anni mi sono innamorato dei ciclidi del lago malawi.Ho deciso di aprire questo blog per poter parlare di questo bellissimo hobby, mettere a disposizione la mia modesta esperienza e potermi confrontare con altri appassionati. Spero di poter mantenere vivo l'interesse con argomenti sempre utili ed interessanti..a presto!!!